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Elena, uscendo dalla prigione a sinistra, condotta dall'Ufficiale, che le mostra Arrigo e si ritira.
ELENA avanzan dosi e riconoscendo Arrigo getta un grido O sdegni miei tacete - fremer mi sento il core... Forse a novel tormento mi serba il traditore!
ARRIGO supplichevole Volgi il guardo a me sereno Per pietà del mio pregar; Mi perdona, o lascia almeno Che al tuo piè poss'io spirar!
ELENA fieramente Del fallir mercede avrai Nei rimorsi del tuo cor! Il perdono... a te?... giammai! Non lo speri un traditor!
ARRIGO Non son reo! tremendo fato D'onta e lutto mi coprì; Fui soltanto sventurato, Ma il mio cor giammai tradì!
ELENA Non sei reo, ma accusi il fato, Che d'obbrobrio ti coprì; Preghi il cielo, sciagurato, Che fai tristi i nostri dì!... Non fu tua mano, o indegno con sdegno Che disarmò il braccio Allor che il ferro in core Vibrava del tiranno?
ARRIGO con accenno di disperazione Il padre mio!
ELENA Tuo padre!
ARRIGO Ahi! nodo orribile, Fatal legame è questo! Mortale, orrendo vincolo Per sempre a me funesto! Eternamente a perdermi Mel rivelava il ciel. Che far dovea, me misero! In bivio sì crudel? Tu del fratello ai lemuri Te stessa offrivi invano; Io di più feci: al barbaro Sacrificai l'onor!
ELENA commossa O rio, funesto arcano O doppio mio dolor! Se sincero è quell'accento, Compatisci al suo dolor, Tu, che vedi il suo tormento, Tu, che leggi in fondo al cor! Ma gli aborriti vincoli?...
ARRIGO Già li distrusse amore! La vita ch'egli diedemi Ho resa al genitore; Omai di me son libero; Riprendo l'odio antico!
ELENA Ma il nome, le dovizie?...
ARRIGO Le sprezzo. E mio nemico. Da lui vogl'io sol chiedere Del mio soffrir mercé, Il don di poter vivere, O di morir per te